Regalo di Natale

       
Cosa di bello potrà regalarci questo ennesimo Natale in tempo di pandemia? Cosa ci manca di più? Potremmo elencare molte realtà a livello materiale e a livello di consuetudini sociali. Potrà il super green pass aiutarci un po’ ad augurarci un buon Natale e felice anno nuovo? Uno stereotipato saluto di superfice, come se fosse un like da cliccare sotto a un post di uno dei tanti social web, dove ogni tanto ci colleghiamo per sentirci parte di una comunità impalpabile, non può certo riempire il vuoto del nostro cuore. E penso allora a Maria con il suo grembo pregno del piccolino Gesù e a Giuseppe, uomo forte e dolcissimo, che li accompagnava e li proteggeva. In fondo era proprio a causa sua che stavano affrontando quel faticoso e lungo viaggio da Nazaret in Galilea a Betlemme nella Giudea, poiché dovevano essere censiti dall’impero romano ed “egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide” (cfr Lc 2,1-4). Immagino il dialogo interiore di Maria con il suo piccolino e con Giuseppe, fatto non tanto di parole, ma soprattutto di sguardi di intesa, di gesti di attenzione e di amore, immagino anche abbracci affettuosi, delicati e teneri baci senza lussuria. Immagino quanta responsabilità Giuseppe sentisse su di sé, ma anche quanto conforto e consolazione dovesse ricevere da quelle due meravigliose e splendide creature che stava accompagnando e proteggendo. Dalla loro presenza traeva forza umana e spirituale per affrontare ogni asperità e fatica, per custodire quei due tesori di inestimabile valore che gli erano stati affidati da Dio. Quella giovane sposa con quel suo figlio che stava per nascere rappresentavano per lui tutto lo scopo della sua vita. Che uomo fortunato Giuseppe… Cosa gli mancava? Niente. Aveva tutto il meglio che un uomo potesse desiderare, anche se nella prova e nella precarietà del momento. Immagino le sue preoccupazioni e quelle della sua donna, le tante domande che affollavano le loro menti a cui non riuscivano a dare risposte ragionevolmente adeguate… Cosa li spingeva verso Betlemme? La loro obbedienza civile solo apparentemente, poiché l’accadimento contingente alla storia di quel tempo rientrava in un disegno divino. Quindi la loro era essenzialmente un’obbedienza di fede a quella Parola che li aveva raggiunti in modi diversi e che si era fatta carne nell’ambito della loro relazione di amore, pur senza il concorso di un normale coito coniugale. La loro era in definitiva un’obbedienza allo Spirito Santo, che li guidava e li chiamava a fidarsi di una misteriosa, ma reale paternità di Dio, che li abbracciava entrambi come figli acquisiti e che presto avrebbe mostrato il suo volto proprio a Betlemme, in quel loro bambinello che si sarebbe accontentato di essere adagiato su una mangiatoia, in una grotta, nella povertà e nella precarietà. Quello è stato il regalo più bello e prezioso che Maria e Giuseppe ricevettero da Dio e sempre sarà il più bello e prezioso anche per tutti noi!

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