Covid-19 / Natale-20

 

Il Covid-19... Ricordo la sguaiata e triste allegria dei festaioli che imperversavano nelle discoteche delle mète turistiche modaiole della movida estiva mediterranea, amplificata dai media nostrani e sbattutaci in faccia come notizia del momento... "il Covid non esiste, il Covid non esiste...". Eppoi sappiamo come è andata a finire e come sta andando. Da quando sono passato nei reparti Covid e ho palpato la tensione che il cuore ti segnala quando ti batte forte, e vedi gli sguardi come rassegnati degli infermieri blindati nei loro DPI e quelli tristi e intimoriti delle persone contagiate rinchiuse nelle loro camere lontano da tutti e da tutto a lottare con l'inquilino scomodo che vorrebbe penetrare nei polmoni per distruggerti e toglierti il respiro. E quando camminando per i corridoi dell'Ospedale che vorrebbe essere no-Covid all'improvviso senti un nodo in gola e non sai perché ti si inumidiscono gli occhi e ti viene da piangere. E quando pensi a tanti volti e a tante storie di persone che hai visto passare nella tua vita e hanno sostato nel tuo cuore mentre eri vicino al loro letto di dolore... E quando non sai perché la notte non sempre riesci a dormire e pensi anche a tutto quello che potrebbe accadere se quell'inquilino scomodo ti venisse ad abitare dentro... E quando non sai come potrai regolarti per questo Natale per rivedere i tuoi genitori anziani e malati, per ora in casa badati da badanti su cui si invoca la grazia del Signore perché siano umanamente buone, e grazie a Dio lo sono... Da quando, dopo essermi messo in volontario distanziamento di sicurezza per  alcuni giorni, in attesa dell'ennesimo test  molecolare, all'interno della minuscola e originale comunità composta da me a da un tandem di anziani religiosi con patologie varie, e dopo aver mangiato in sacrestia invece che in refettorio e non aver più guardato la TV nell'angusta sala comune e di aver poi  perso l'abitudine a guardarla... Da allora molto è cambiato in me e chissà quanto ancora cambierà. Da quando il Covid-19 appunto ti fa perdere l'interesse per tutto quello che il tuo cuore ti segnala non essere importante, allora riconosco che questo è tempo di grazia. Tempo per una pandemia di amore che nessun male potrà mai arrestare. Tempo per far germogliare vita nelle pieghe e nelle piaghe di questa storia di oggi, che grazie a Dio non potrà più essere come quella di ieri. Tempo per un domani di speranza, che da Betlemme ritorna come canto angelico di una memoria viva che mai ha dimenticato di attraversare questa storia umana piagata da male antico, ma sanata di pace sempre nuova e agli uomini donata. Donne e uomini amati da quel Dio con noi, che piccolo bussa al nostro cuore per trovarvi dimora e farci crescere in età e grazia, come se anche noi con lui piccoli chiamati ad essere, per diminuire agli occhi di questo mondo distratto e rumoroso, che non riesce più ad ascoltare quelle parole silenziose e cariche di vita. E allora mi ritorna in mente quell'anziano, che proprio ieri mattina entrando nella sua camera trovo seduto sul suo letto di degenza con la barba incolta, un po' sofferente in volto, ma che con uno sguardo sereno mi protesta i suoi 95 anni, come se si sentisse in colpa per averne così tanti. E dopo un po' che gli stavo parlando, goffamente camuffato dietro i miei DPI, cercando di fargli capire che ero un prete, finalmente quando si rende conto mi comincia a parlare della sua sofferenza per non essere più riuscito ad andare a Messa negli ultimi mesi. Poi quando gli dico che con me porto il sacramento dell'Eucaristia e gli chiedo se vuole fare la Comunione, sorpreso e pieno di gioia come un bambino mi esclama: "La Comunione? E dammela allora!". E quell'altro anziano di 87 anni che nel suo ricovero post-operatorio, non preoccupandosi del suo affanno, mi racconta di quanto ama le sue figlie e sia contento di loro e di quanto ha lavorato nella sua vita e amato la sua famiglia e poi insieme con me prega. E tante altre storie di malattia e sofferenza di mamme, di papà, di figli, fratelli e sorelle che guariscono il cuore di chi ascolta. E allora anche se il Covid esiste e potrebbe venirci ad abitare dentro, una voce nel mio cuore mi sussurra: "Non temere, io sono con te e tu mi appartieni". E allora capisco che questo Natale non sarà una festa qualsiasi, ma gioia autentica per quel Gesù che è Signore e sempre sarà con noi.

Commenti

  1. Tutto vero. Lo so io che curo mia moglie invalida civile al 100/00 grazie per ciò che hai scritto. Amen

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  2. Come ci ha ricordato Papa Francesco nell'Enciclica sulla fraternità nel capitolo "il prossimo senza frontiere" in riferimento alla parabola del buon samaritano Gesù ci fa una richiesta "va e anche tu fa così ", cioè mettere da parte ogni differenza e, davanti alla sofferenza, farci vicini a chiunque.
    Non dire più che ho dei "prossimi" da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri.
    Che sia questo un dono da fare nostro e mettere in pratica.
    Buon Natale

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